Attacchi di panico – come uscirne

Attacchi di panico – come uscirne

Attacchi di panico: cosa sono e come curarli

Immaginate di essere soli in mezzo a un aeroporto nell’ora di punta: un continuo via vai di persone si avvicendano intorno a voi: chi sta correndo verso il gate di partenza, chi si appresta con noia ad incanalarsi nella fila per il controllo al metal detector, chi non trova il passaporto e sta svuotando tutto il contenuto dello zaino sul pavimento. Scene di routine quotidiana che si ripetono all’infinito. All’improvviso sentite la vostra mente sfuggirvi, il cuore batte come un cavallo al galoppo.

La testa oscilla di vertigine come se foste al 150esimo piano di un grattacielo a Manhattan e la gola sembra aver incamerato troppo aria, non riuscite a respirare.
La paura dilaga in voi, vorreste scappare, ma non esiste via di fuga dalle proprie sensazioni.
Vi sembra di morire e impazzire allo stesso tempo, come se da un momento all’altro fosse sopraggiunta senza alcun preavviso la fine del mondo.

Di colpo sentite una voce che si rivolge a voi: “Scusami tesoro se ti ho fatto aspettare, ma c’era un fila chilometrica in bagno”.
Come nuvole penetrate dal sole il panico svanisce, ma il sudore freddo sulla pelle è un chiaro segnale che non si sia trattato solo di un brutto sogno: benvenuto nel mondo del panico.

Essere schiavi del panico

La paura del ritorno di questo nemico vi accompagnerà ogni giorno, al pari della vostra ombra e, più cercherete di relegare quanto accaduto nei meandri più profondi della vostra mente, più il problema conquisterà vigore.
La persona diventa schiava del panico e cercherà di evitare le situazioni potenzialmente ansiogene che potrebbero riattivare l’incubo: I familiari e le persone più vicine sono costretti ad adattarsi di conseguenza e ne deriva così un forte senso di frustrazione e una forma radicata di dipendenza dagli altri.

La paura di perdere il controllo

La forma più frequente di sindrome da panico è rappresentata dalla paura di perdere il controllo delle funzioni naturali del nostro organismo, cioè che “il terremoto interiore” che stiamo vivendo possa manifestarsi concretamente a livello esteriore e che le persone intorno a noi si rendano conto che ci stia succedendo qualcosa.

Diventare rossi e sudare eccessivamente, bloccarsi durante una conversazione con un singolo o di fronte a un pubblico, perdere il controllo del proprio intestino e rischiare di farsela addosso, peccare di lucidità alla guida e provocare un incidente.

La trappola dell’eccesso di controllo

Sono tutti esempi che innescano “la trappola dell’eccesso di controllo” che fa perdere il controllo.
I soggetti colpiti sono costantemente impegnati a controllare le proprie funzioni vitali, provando ad alterarle in situazioni di panico, prima di raggiungere un punto di non ritorno.
Bloccare o limitare razionalmente ciò che funziona bene in modo spontaneo va contro natura ed equivale ad un serpente che si morda la coda fino ad ingoiare tutto sé stesso.

Le migliori intenzioni possono produrre effetti peggiori: cioè che rende una paura una fobia vera e propria che scatena il panico non è il suo effettivo significato o contenuto semantico, bensì l’escalation di tentativi di soluzione fallimentari messi in atto che aggravano la situazione.
Non è il tipo di paura che coviamo dentro di noi a scatenare il panico, ma il come la percepiamo e come reagiamo di conseguenza.

Strategie e soluzioni

Nessuno è in grado di uscire volontariamente da questo tipo di trappola.
È necessario ricorrere a stratagemmi terapeutici ad hoc per aiutare il soggetto a sbloccare il meccanismo di tentate soluzioni patogene e condurlo a vivere reali esperienze emozionali correttive, frutto di eventi casuali pianificati dal terapeuta.
Veri e propri trucchi da prestigiatore, grazie ai quali la persona è protagonista di esperienze di superamento della paura, senza che ne sia consapevole.
Si è coscienti di quanto accaduto solo ad esperienza fatta, quando sarà possibile per l’individuo rendersi conto di aver attivato risorse e capacità che non sapeva di possedere, per fare qualcosa che fino a quel momento reputava impossibile.

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