Disturbo ossessivo compulsivo

Disturbo ossessivo compulsivo

Cos’è il Disturbo Ossessivo Compulsivo

Il disturbo ossessivo compulsivo è caratterizzato dalla presenza di pensieri intrusivi che irrompono nella mente del soggetto in modo involontario e imprevisto, senza alcuna connessione con il flusso di pensieri che li precede. Possono essere immagini, parole o frasi.

Cosa sono le compulsioni

Le compulsioni sono azioni mentali e/o comportamenti ripetitivi e molto precisi, adottati precauzionalmente dall’individuo con l’obiettivo di sottrarsi a situazioni ansiogene, che invece acquisiscono ulteriore forza.
L’episodio compulsivo segue rigide regole che non possono essere infrante e che se non vengono eseguite portano allo scoppio di crisi di panico.

Il soggetto mette quindi in atto comportamenti volti a prevenire che accada qualcosa di cui ha timore, volti riparare qualcosa che è accaduto e a propiziare ciò che desidera che accada.

Un esempio: il disturbo legato all’ordine e alla simmetria

Il soggetto prova assoluta intolleranza e disprezzo di fronte ad oggetti disposti in modo disordinato, non simmetrico e non armonico.
Vestiti nell’armadio, utensili da cucina, libri, dvd, asciugamani, scarpe, devono risultare perfettamente allineati e in sequenza logica (colore, dimensione, ordine alfabetico…)

Se tali regole e rituali non vengono rispettati, la persona è capace di trascorrere ore ed ore a organizzare e riordinare in maniera maniacale, fino a sentirsi completamente calmo e soddisfatto

L’individuo spesso è consapevole di essere sopraffatto da pensieri insensati e irrazionali, ma non riesce a dominarli e mette in atto soluzioni inefficaci che vanno a “tamponare” il problema sul momento, ma ad aggravarlo nel medio/ lungo periodo. Spesso anche il nucleo familiare di cui fa parte diventa “prigioniero” di questo circolo vizioso.

3 cose da non fare

Fuggire dal problema

Evitare luoghi o situazioni che possono stimolare il disturbo: il “sollievo” di non aver dovuto affrontare una situazione di pericolo, lascia presto il posto ad una sensazione di inadeguatezza e incapacità. Il soggetto si sente intrappolato nei suoi stessi pensieri ossessivi e non vede via di uscita.

Cercare rassicurazione

L’individuo, in una situazione di forte angoscia, si sente diverso dagli altri e cerca l’aiuto e il conforto delle persone più care.

“Passerà, è solo un momento di stress, capita a tutti “sono le frasi più comuni che affievoliscono il perpetuo rimuginare e fungono da consolazione temporanea.
Tuttavia, in un secondo momento, il senso di inadeguatezza e impotenza sarà più intenso, perché il soggetto si renderà conto di non essere in grado di gestire da solo il problema.

Scacciare i pensieri ossessivi

Cercare di non pensare equivale a farlo lo stesso. Sforzarsi di non pensare a quell’immagine, ne aumenterà la presenza nella nostra mente. Provare a controllare i pensieri si rivela quindi una strategia del tutto inefficace.

Dubbio patologico, Ipocondria e Dismorfofobia

Nel quadro appena descritto rientrano anche disturbi più specifici come il dubbio patologico, l’ipocondria e la dismorfofobia.

Si parla di dubbio patologico quando il soggetto cade prigioniero di un labirinto di domande e risposte: ogni volta che pensa di aver trovato la soluzione finale, ecco materializzarsi nella sua mente nuovi interrogativi altrettanto importanti a cui non riesce a trovare una risposta convincente e che lo tormentano durante le sue attività quotidiane.

Un soggetto si definisce ipocondriaco quando è convinto di essere malato, nonostante le rassicurazioni mediche e le evidenze scientifiche.
La persona in questione avverte ogni minimo sintomo come prova della sua convinzione ed è solita cercare informazioni online e consultare vari specialisti. Un esame con esito negativo o una visita che ha escluso la presenza di problemi di salute, fanno solo da palliativo fino all’insorgenza di un nuovo segnale del corpo ricollegabile alla malattia.

Nel caso della dismorfofobia, il soggetto è convinto di avere un difetto fisico, concentrato nel volto o in altri parti del corpo, che attiva in lui una sensazione di costante disagio e inadeguatezza.
Cerca quindi di sfuggire a situazioni che possono evidenziare il suo difetto, evitando di incorrere nei commenti e giudizi altrui.

Non è raro, paradossalmente, che spesso sia la stessa persona ad accendere i riflettori sul problema, alla ricerca di accettazione sociale e rassicurazione. Addirittura in certi casi si ricorre alla chirurgia estetica, che non mette fine a questo disturbo, ma favorisce l’insorgenza di altri difetti da correggere, attivando così un meccanismo senza fine.

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